Dott. Ing.
Flavio Mattavelli.
Storia
della Ditta Cavalleri Preti & C, riguardo alla
trapiantatrice di riso meccanica Cavalleri.
Sommario.
Questa macchina fu un successo
tecnico e sarebbe ben servita allo scopo del trapianto dei risi, pur nei limiti
del suo tempo, ma i tempi non erano maturi-
La coltivazione del riso seguì
un’altra strada evolutiva, quella dei diserbanti, e le trapiantatrici
meccaniche del riso furono tecnologicamente abbandonate all’inizio degli anni
’60.
Gli anni d’oro per l’idea di
trapianto meccanico del riso, in sostituzione delle mondine, furono in Italia
nell’immediato dopoguerra.
La macchina Cavalleri (Mario e Ettore)
era forse già nata tra il 1926 e il 1930, ma, tra gli esperimenti
iniziali e la seconda guerra mondiale, la trapiantatrice risultò un insuccesso
commerciale per gli inventori, quando, con la macchina ormai adeguata allo
scopo, i coltivatori di riso, nella fattispecie italiani, cambiarono idea.
Dopo l’abbandono del trapianto in
Italia, solo in tempi recentissimi si è qui pensato di riprendere tale pratica,
ma con più moderne e diverse trapiantatrici meccaniche, sulla scia di quelle
giapponesi, cinesi, indiane etc.
Io non conosco bene i funzionamenti
delle trapiantatrici meccaniche, né odierne né del passato, ma so che la sopra
citata trapiantatrice Cavalleri funzionava bene, pur
impiegando forse troppo personale a bordo macchina, cioè 4 “donne, ex mondine”
e un trattorista. Oggi basterebbe il trattorista e un trapiantatore a bordo,
nelle nuove trapiantatrici utilizzate nei recenti programmi di ricerca
tecnologica di risicoltura tramite trapianto meccanico, cito gli studi nel 2019
del prof. Vidotto dell’Università di Torino.
Cito anche alcuni
risultati importanti.
Infatti l’idea del trapianto è stata
ripresa per soddisfare una tecnologia biologica sempre più efficiente con meno
diserbanti, tramite tecnologia meccanica purtroppo non italiana, pensare che ci
eravamo già arrivati oltre 80 anni fa con la trapiantatrice Cavalleri
ed altre avanti descritte.
Attenzione che, mentre il mercato
mondiale delle trapiantatrici nel 2025 è in continuo fermento, non mi pare che
in Italia ciò accada velocemente.
Un po’ di storia della Ditta.
La Ditta fu costituita nel 1922 con il nome di Cavalleri
Preti, Zocca & C., numero REA MI – 84607.
Zocca si dissociò quasi subito,
mentre Preti Luigi seguiva principalmente le vendite.
La direzione tecnica spettava al
fondatore Mario Cavalleri,
un vero genio della meccanica.
Egli purtroppo morì nel 1954.
Immagine in bassorilievo bronzeo dello scultore Carlo Sessa, scuola di Mario
Sironi.
Sessa era amico della famiglia Cavalleri.
Il Sig. Preti fu socio della Ditta
soltanto fino al 1952.
Negli anni dell’immediato dopoguerra
la Ditta Cavalleri Preti & C. era con officina in
via Plana, Milano e con uffici in via General Arimondi,
Milano.
La Ditta fu modificata (lasciando il
nome Mario) in Cavalleri Mario Mattavelli
Franco & C. Snc. (atto trascrizione notaio Smiderle)
il 19/12/1964, con soci Franco & Delio Mattavelli,
trasferendo inoltre nel frattempo lo stabilimento officina a Gorgonzola, e gli
uffici a Milano, piazza Durante, 24.
Nel 1973 la Ditta divenne Cavalleri Mattavelli Sas. di Mattavelli Maurizio & C.
- numero REA MI-84607, denominazione che mantenne fino alla chiusura
dell’attività. Notare che le macchine prodotte nel dopoguerra
avevano cambiato totalmente il genere industriale, passando dalle macchine
alimentari a quelle per colori, vernici, inchiostri, adesivi etc.
Prima della guerra Mario Cavalleri progettò molteplici
macchinari, compreso l’adattamento dei forni
da pane sui vagoni ferroviari da inviare in Etiopia, come nella foto a
latere, ove sta interloquendo col Duce
Mussolini.
I forni non ebbero seguito perché
qualche funzionario statale pretese tangenti e Mario si rifiutò.

Tra le macchine costruite in passato,
ma in seguito abbandonate dalla Cavalleri Mattavelli Snc, nel passaggio da quelle dell’industria
alimentare a quelle di altre industrie, spicca certamente l’impastatrice da pane, che ebbe un vasto mercato, anche estero.
Ad esempio penso che oggi in Perù si
usino ancora impastatrici da pane a forcella tipo “La Milanese”, che vi furono
esportate in numero rilevante, ma la cui vendita fu sospesa per il decesso del
rappresentante locale (J. B. Mazzi).
Tipo 1-2-3-4-5-6 significa per
30-60-100-150-175-220 Kg di pane, con motori da 0,5 fino a 3 HP.
La produzione delle impastatrici da pane
venne rallentata negli anni ’60 anche perché la Ditta Cavalleri
Mattavelli Sas, da un livello semi industriale
generico si concentrò in un lavoro super artigianale ultra specializzato, per
la costruzione e riparazione di diverse macchine di mescolazione e macinazione,
cioè mescolatori ad asse orizzontale,
agitatori e turbodispersori, in particolare con giranti Cowles,
mulini a palle e microsfere, soprattutto raffinatrici a 3 cilindri,
categorie industriali di nicchia e talora
in evoluzione, ma talora in estinzione.
Il numero di dipendenti si contrasse
via via fino a pochi operai ultra tecnici.
Non si contrassero comunque le
esportazioni all’estero, in piccoli lotti o perlopiù esportazioni di macchine
singole (Canada, Cecoslovacchia, Francia, Giappone, Grecia, Regno Unito,
Russia, Stati Uniti, Tunisia), ma anche il lavoro in Italia infine entrò in
recessione.
L’attività della Ditta è oggi cessata
con l’anzianità di quasi tutti i dipendenti.
Nota. I Cavalleri sono miei parenti, da parte di mia nonna Alice,
sorella di Mario & Ettore Cavalleri.
Franco Mattavelli, mio zio diretto, dopo essere
rientrato dalla prigionia di guerra in Africa, partecipò all’attività della
Ditta, indi ne divenne il direttore, dopo il ritiro di Preti e la morte dello
zio Mario.
Dopo gli anni ’60 però nessuno si
occupò direttamente della trapiantatrice di riso.
Lo zio Franco si ritirò per limiti di
età nel 1988 e la direzione della Ditta fu assunta da me e mio fratello
Maurizio (entrambi totalmente ignoranti riguardo ai trapianti di riso).
Ho intrapreso questo articolo solo
per curiosità storica e ricordare gli zii.
Le macchine trapiantatrici
italiane di riso.
Il trapianto del riso manuale iniziò
con le “mondine” già negli anni ’20 e poi si tentò poi di meccanizzarlo.
Mario Cavalleri
abitava con la famiglia in via Espinasse, Milano e
con il fratello Ettore, che si occupava però solo di agricoltura, pur non
essendo risocultori, inventarono la loro
trapiantatrice, che credo fu costruita nell’officina di via Plana, Milano, indi
migliorata nell’immediato dopoguerra.
Per sentito dire la trapiantatrice Cavalleri non fu in disaccordo con l’Ente Risi e Stazione
Sperimentale di Vercelli, anzi ne fu elogiata.
Non mi sono chiare le politiche
agricole dell’immediato dopoguerra, politiche che comunque affossarono il
trapianto del riso.
Certo la trapiantatrice Cavalleri non fu l’unica degli anni ’50 circa.
Più che di concorrenza industriale,
si trattava di sperimentazioni artigianali, per quanto sofisticate.
Cito ad esempio nel Web il modello Olimpia
di Angelo Valdi
in Lomellina, modello che però potrebbe non essere quello raffigurato nella
successiva immagine.
Infatti mi piacerebbe sapere il costruttore
della trapiantatrice raffigurata nell’articolo
del Sig. Roberto Crosio “Le antiche tecniche di coltivazione del
riso”, foto Ente Risi, in lavorazione presso il fondo Marabelli, foto qui sopra ricopiata dal Web.
Ringrazio il prof. Aldo Ferrero,
dell’Università di Torino, per una copia pdf
di alcune pagine del volume (1959) autore Ugo Morini, pdf dal quale
si evince, oltre alla descrizione della <<Cavalleri>>,
anche l’esistenza di una trapiantatrice <<Pino>> Vercellese (che però non penso sia quella della foto
nel fondo Marabelli e nemmeno quella del Sig. Angelo Valdi).
Purtroppo le immagini del pdf sono
scadenti; faccio seguire alcune foto della <<Cavalleri>>,
ricavate dall’archivio della Ditta Cavalleri Mattavelli Sas.
La trapiantatrice meccanica di
riso Cavalleri (Mario & Ettore).


4 Foto della <<Cavalleri>> ed un’immagine di Ettore Cavalleri
negli anni tra il 1957 e il 1959. Ettore
morì nel 1968.
Certamente i fratelli Mario ed Ettore
Cavalleri produssero già prima del 1954 una
trapiantatrice geniale e funzionante, forse però poco funzionale ai fini
commerciali, credo in un unico prototipo, via via migliorato (a spese
elevatissime dei fratelli Cavalleri).
La macchina penso sia stata infine
demolita e passata a rottame ferroso nei primi anni ‘60, oppure è giacente
ancora come rottame abbandonato in qualche Cascina lombarda.
Io ho cominciato a lavorare in Ditta
negli anni ’70 e si erano già perse quasi tutte le tracce della trapiantatrice.
Esistevano solo dei modelli in legno
per ottenere fusioni di pezzi in ghisa, modelli però poi pure abbandonati
all’oblio.
Purtroppo presso la Cavalleri Mattavelli Sas., da quando iniziai tardi a cercarli, non ho trovato
alcun disegno costruttivo della suddetta macchina. Lo zio Franco non dava
importanza alla cosa, perché per lui era un affare concluso in passato
negativamente. Ricordo che diceva spesso “punto a capo ha”. Era un punto di
forza della sua vulcanica vita, rivolta “sempre avanti”.
Probabilmente i disegni si sono persi
nel trasferimento da Milano allo stabilimento di Gorgonzola.
Forse si può rintracciare qualcosa
insistendo all’Ufficio brevetti (brevetto n° 517666), ma la banca dati brevetti
it. parte dal 2008 ed oggi
senza PC nessuno fa nulla.
Io non so a quale prezzo si pensava
che sarebbe stata venduta una tale macchina una volta divenuta ben operativa e
riproducibile in un certo numero di esemplari.
Ho trovato un interessante depliant pubblicitario pieghevole, che confronta i
costi di utilizzo tra il trapianto meccanico e quello manuale.

Il costo di acquisizione della macchina
andrebbe affiancato ai costi di utilizzo esposti nella successiva terza pagina
del depliant, costi
che tuttavia oggi lascerebbero i tempi che hanno trovato allora. Il depliant pubblicitario probabilmente risale a metà degli
anni ’50, o prima ancora, ma penso che sia un depliant
del dopoguerra.
Per fissare le idee poniamo che sia del 1950.
Nel depliant
c’è un costo per donna (mondina trasformata in caricatrice) 1500 Lire/giorno.
Se applichiamo il coefficiente aggiornativo ISTAT circa x 40, dal 1950 al 2024
risulterebbe oggi un costo 60.000 Lire/giorno, equivalente circa a 31 €/giorno,
costo decisamente inverosimile, a meno che le mondine nel 1950 fossero
decisamente sottopagate e senza contributi (cosa forse assai probabile, allora
probabilmente senza sindacati del lavoro).
Inoltre si nota una forte disparità
con lo stipendio del trattorista (uomo), esposto 2500 Lire/giorno (cosa questa
assai probabile, in una società patriarcale appena uscita dalla II guerra mondiale).
Attenzione che se la rivalutazione
della lira venisse invece calcolata per gli anni di guerra il risultato storico
potrebbe essere in teoria ben più alto di quello calcolato con coefficiente x
40.
Ad esempio coefficiente aggiornativo riferito al 1944 circa x 160, oppure al 1945
circa x 80.

Conclusioni.
Nella realtà dei fatti nel depliant si era commesso l’errore di non considerare il
possibile uso indiscriminato di diserbanti
adeguati, determinanti in alternativa alla necessità del trapianto del
riso. L’uso massiccio di tali diserbanti ha determinato la fine dei trapianti,
sia manuali che meccanizzati. Anche nel trapianto meccanizzato con minor
diserbanti ci sono comunque altri minori costi ed oggi occorre una più attenta
tecnologia agraria “biologica”.
Nei trapianti odierni con
trapiantatrici di costruzione asiatica noto che si impiega un solo lavoratore
sulla macchina, anziché le 4 “mondine” del depliant
(ma potevano essere anche solo 3 a bordo macchina Cavalleri,
confrontare le precedenti 4 foto, archivio della Cavalleri
Mattavelli Sas).
Qui non sto discutendo l’efficienza
della trapiantatrice Cavalleri, sto solo affermando
l’esistenza di una trapiantatrice meccanica di riso italiana funzionante nel
1950, oltre 70 anni prima dell’utilizzo di quelle giapponesi, cinesi etc. , nate probabilmente negli anni ’60.
Credo che le estere siano nate ben
prima dell’impiego odierno, tuttavia in Italia il trapianto meccanico del riso
non fu ben considerato per almeno 50 anni e, quando si pensò di riprenderlo, in
Italia si erano perse le conoscenze delle passate esperienze sulle macchine
trapiantatrici e si è ricorsi all’estero, non so bene se e con quali vantaggi.
Infatti la trapiantatrice Cavalleri (Mario & Ettore) era funzionante con modalità
meccaniche per me in parte ignote e forse mai sviluppate da altri costruttori,
comunque modalità che mi appaiono diverse da quello delle moderne
trapiantatrici estere, modalità tecnologiche italiane poi dimenticate, ma forse
possibili di futuri sviluppi migliorativi.
Flavio Mattavelli
Release novembre 2025, con
allegato un file pdf.
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